Come la cocaina altera la genetica
neuronica
DIANE
RICHMOND
NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 14 ottobre
2023.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Esattamente un anno fa abbiamo pubblicato in una
notula il risultato di uno studio condotto mediante trattografia MRI da Sarah
G. King e colleghi, che ha individuato negli assuntori di cocaina danni
cerebrali, evidenti come ridotta coerenza nella connessione tra corteccia
prefrontale e abenula, una struttura importante nei comportamenti
indotti da ricompensa e avversione[1]. Da quando
si è avuta certezza dei danni arrecati al genoma da questa sostanza di abuso,
gli studi che indagano meccanismi e processi delle alterazioni indotte stanno
fornendo un quadro sempre più dettagliato di una realtà che i clinici fino a tre
lustri fa non potevano nemmeno immaginare. La nostra costante attenzione agli
sviluppi della ricerca in questo campo ci porta a recensire frequentemente
lavori interessanti, ma per inquadrare il valore della ricca messe di dati
emergenti è necessaria una conoscenza di base.
Riporto qui di seguito, con qualche modifica, un
brano di un mio precedente articolo[2] per introdurre
i lettori non specialisti dell’argomento ad alcuni aspetti fondamentali nello
studio della cocaina.
La cocaina (benzoilmetilecgonina, C17H21NO4)
è un alcaloide estratto dalle foglie di coca, noto da lungo tempo come
stimolante del sistema nervoso centrale con sede prevalentemente corticale,
inibitore dell’appetito ed anestetico locale. È nozione farmacologica
consolidata che le dosi basse e moderate di cocaina inducono incremento di
attività, loquacità, euforia, sensazione di benessere, resistenza alla fatica e
riduzione dell’assunzione di cibo[3]. Con il crescere delle dosi si ha induzione
di attività motoria ripetitiva e comportamenti stereotipati; a dosi ancora
maggiori si ha ipertermia, convulsioni, coma e morte[4].
È
intensamente studiata per le gravi conseguenze che determina il suo consumo
come sostanza psicotropa d’abuso. È, infatti, una reinforcing drug[5] che appartiene alla classe degli stimolanti psicomotori[6]. L’azione si esplica principalmente attraverso
l’interazione con le proteine trasportatrici (DAT, SERT, NET) dei
neurotrasmettitori monoamminici dopamina, serotonina e noradrenalina, con inibizione della ricaptazione ed aumento extracellulare del mediatore[7]. L’incremento della quota delle amine
biogene che si possono legare al recettore post-sinaptico è determinato anche
da altri effetti dell’alcaloide, fra cui l’internalizzazione del DAT.
L’iperstimolazione
dei recettori delle monoammine porta ad una complessa cascata di eventi
post-sinaptici che interessa molte regioni dell’encefalo e molti sistemi di
neurotrasmissione: in sintesi, un adattamento neuronico implicante modificazioni dell’espressione genica di breve
e lungo termine e variazioni funzionali temporanee (incluso lo sviluppo di LTP
da parte di sinapsi eccitatorie sui neuroni dopaminergici della VTA). Questo
adattamento implica importanti effetti sulla trasmissione glutammatergica, sia perché il glutammato ha un ruolo centrale nella plasticità
sinaptica - e la compulsione è la conseguenza di una forma di plasticità alterata
- sia perché, in molte regioni cerebrali ad innervazione dopaminica, la
regolazione è determinata da inputs
convergenti di glutammato e dopamina, con la catecolamina come neuromodulatore.
La trasmissione dei sistemi a glutammato del nucleo accumbens ha
un’importanza critica nel determinare il comportamento di ricerca della cocaina
da parte del ratto reso sperimentalmente dipendente. Infine, ricordiamo che gli
effetti psicomotori della cocaina più noti e studiati, sono mediati dalla
segnalazione dei recettori della dopamina D1 e D2 via PKA.
Lüscher e
colleghi hanno accertato che la plasticità
precoce indotta da cocaina nella VTA inverte le
regole della plasticità dipendente dall’attività, in
tal modo conducendo al comportamento di assunzione compulsiva dell’alcaloide[8].
La
cocaina attraversa facilmente la placenta e la barriera ematoencefalica del
feto ed entra rapidamente nel sistema nervoso centrale, dove può agire sui suoi
bersagli molecolari. Penetrata nel cervello, la benzoilmetilecgonina esercita un’azione farmacologica che causa
effetti tossici anche a distanza di tempo: è stato documentato lo sviluppo di alterazioni comportamentali di lungo termine in vari periodi post-natali. Numerosi studi hanno
dimostrato che l’esposizione della madre alla cocaina durante la gestazione può
perturbare lo sviluppo fetale e causare alterazioni della maturazione sinaptica
nella prole, per primi Camilla Bellone, Manuel Mameli e Christian Lüscher del Dipartimento di Neuroscienze di Base della
Facoltà di Medicina dell’Università di Ginevra, hanno rilevato un difetto di maturazione sinaptica post-natale che interessa l’input eccitatorio ai neuroni dopaminergici nell’area tegmentale ventrale (VTA)[9].
Da questi studi la ricerca ha preso
varie direzioni, e una delle più stimolanti sta indagando il modo in cui la
cocaina altera i programmi di regolazione genica specifici per tipo neuronico.
Jessica L. Zhou, Giordano de Guglielmo e numerosi colleghi hanno indagato
specificamente ciò che accade nel complesso nucleare dell’amigdala.
(Zhou
J. L., et al., Single-nucleus genomics in outbred rats with divergent
cocaine addiction-like behaviors reveals changes in gene amygdala GABAergic
inhibition. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-023-01452-y, 2023).
La provenienza degli autori è la seguente: Bioinformatics
and Systems Biology Program, University of California San Diego, La Jolla, CA (USA);
Integrative Biology Laboratory, Salk Institute for Biological Studies, La Jolla,
CA (USA); Department of Psychiatry, University of California San Diego, La
Jolla, CA (USA); Department of Medicine, University of California San Diego, La
Jolla, CA (USA); Department of Integrative Structural and computational
Biology, The Scripps Research Institute, La Jolla, CA (USA).
È opportuna una breve introduzione sull’aggregato
nucleare a forma di mandorla che è stato indagato per la genetica al livello di
singole cellule dagli autori dello studio qui recensito.
L’amigdala
o corpo nucleare amigdaloideo[10] è un agglomerato nucleare pari e simmetrico
grigio-rossastro a forma di mandorla del diametro di 10-12 mm, situato nella
profondità dorso-mediale del lobo temporale, in prossimità topografica della coda
del nucleo caudato, ma non collegata fisiologicamente al controllo motorio e procedurale
dei nuclei del corpo striato. L’amigdala, da una parola greca che vuol
dire mandorla, occupa la parte
anteriore del giro paraippocampico e la parte iniziale dell’uncus, sporgendo davanti al corno di Ammone.
Descritta in anatomia con i nuclei della base telencefalica, al suo interno è
composta da aggregati di pirenofori che formano una dozzina di piccoli nuclei
classificati in vario modo, anche se più spesso ripartiti in tre aree: amigdala
laterale (AL), amigdala centrale (AC) ed amigdala basale (AB). In
neurofisiologia l’amigdala è tradizionalmente considerata parte del sistema limbico ma, come è noto, la
concezione di Paul McLean secondo cui l’insieme delle aree filogeneticamente
più primitive costituiva una unità funzionale, detta anche cervello emotivo, è venuta a cadere nel tempo e l’amigdala è stata
indagata spesso separatamente o nei suoi rapporti con aree neocorticali.
Alla luce delle conoscenze attuali non è più
possibile ipotizzare ripartizioni funzionali ingenue con ruoli localizzati in
singoli comparti, tuttavia al suo interno l’amigdala ha mostrato una
specializzazione che vede implicati, ad esempio, nella mediazione del
comportamento sessuale, i nuclei mediale
e posteriore e, nella paura, i nuclei
laterale e centrale.
Anche se
negli ultimi decenni è stata studiata soprattutto in relazione alla paura e
all’apprendimento della paura condizionata, i suoi sistemi neuronici
intervengono in una gamma considerevole di processi, quali quelli relativi al
conferimento di valori d’affezione a stimoli percettivi, alle associazioni con
stimoli sessuali, alle risposte di attenzione motivata in chiave di interesse
edonico o di allerta e di allarme. Inoltre, come faceva rilevare il nostro
presidente, numerosi studi suggeriscono che questo complesso nucleare, con le
sue estese connessioni, svolga un ruolo critico nella regolazione di vari
comportamenti cognitivi e sociali, oltre che affettivo-emotivi[11].
Il
ruolo dell’amigdala[12] nella mediazione della paura, con
i suoi patterns di attivazione
fisiologica, ne ha anche suggerito lo studio per la comprensione del
comportamento dei mammiferi nel procurarsi il cibo evitando il pericolo di essere
aggrediti[13]/[14].
L’amigdala regola dunque numerosi comportamenti
legati a emozione, motivazione e memoria ed è implicata in vari disturbi
neuropsichiatrici, inclusa la tossicodipendenza da cocaina. L’uso di varie
sostanze psicotrope d’abuso induce l’amigdala a formare memorie associate alla
molecola e rinforza il comportamento di ricerca della sostanza esperita;
durante i periodi di astinenza negli assuntori, l’amigdala è mediatrice di
stati emozionali negativi, quali ansia, paura e irritabilità. Per evitare la
sofferenza legata a questi stati, gli assuntori cercano di assumere per tempo
una nuova dose, e questo accresce il valore incentivo della sostanza, causando
comportamenti costantemente rivolti a cercare la droga e facendosi responsabile
delle ricadute di coloro che tentano di smettere.
I ruoli delle sub-regioni dell’amigdala, quali l’amigdala
baso-laterale (BLA) e l’amigdala centrale (CeA), così come le loro connessioni,
sono bene definite e stabilite, ma il ruolo delle popolazioni neuroniche e
gliali che le compongono non è ancora stato indagato in modo specifico e
approfondito.
Recentemente, il sequenziamento dell’RNA di singoli
nuclei e la tecnica snATAC-seq (single-nucleus assays for transposase-accessible chromatin)
hanno consentito lo studio di funzioni cellulari del cervello, stabilendo le
differenze tra uomo, topo e primati non umani. L’applicazione di queste
tecniche alla neurobiologia dell’addiction è ancora molto limitata: è stata
usata per analizzare i cambiamenti trascrizionali indotti da cocaina e morfina
nei roditori, ma sono stati impiegati ceppi inbred,
cosa che ha limitato l’esame di differenze di suscettibilità ai comportamenti
di addiction mediati geneticamente.
Jessica
L. Zhou, Giordano de Guglielmo e colleghi hanno superato questo limite
realizzando una snRNA-seq e snATAC-seq
usando tessuto nervoso dell’amigdala di uno stock eterogeneo outbred (HS) di ratti, ottenuto da un grande studio
genetico sui tratti legati alla dipendenza da cocaina.
I
ricercatori hanno in tal modo realizzato un atlante dell’espressione genica
per singolo nucleo e dell’accessibilità della cromatina nell’amigdala
di ratti outbred con due livelli di comportamento da dipendenza dopo
astinenza prolungata: alto o basso.
I
geni espressi in modo differente nei due gruppi, a comportamento dipendente
alto e a comportamento dipendente basso, erano più numerosi per il
metabolismo energetico, in tutti i tipi cellulari. I ratti ad alto indice di
dipendenza (HAI, high addiction index) presentavano più marcati
comportamenti simili alla ricaduta dei tossicodipendenti e un’accresciuta
attività neurotrasmissiva GABAergica da parte degli interneuroni dell’amigdala.
Entrambi i fenotipi potevano essere eliminati mediante l’inibizione
farmacologica dell’enzima gliossalasi 1, che
metabolizza il metil-gliossale, un agonista dei recettori
GABA-A prodotto per glicolisi.
Le
differenze nell’accessibilità cromatinica tra alto e basso indice di
dipendenza implicavano fattori di trascrizione agenti da apri-pista delle
famiglie basic helix-loop-helix,
FOX, SOX e activator protein
1. Zhou, de Guglielmo e colleghi hanno rilevato una regolazione opposta
dell’accessibilità cromatinica fra diversi tipi cellulari dell’amigdala.
In particolare: i neuroni eccitatori presentavano una maggiore
accessibilità nei ratti ad alto indice di dipendenza (HAI), mentre i neuroni
inibitori mostravano una maggiore accessibilità nei ratti a basso indice
di dipendenza (LAI, low addiction index).
I risultati di questo studio aggiungono una nuova
importante tessera al costruendo mosaico delle alterazioni dell’espressione
genica causate da cocaina.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del
sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Diane
Richmond
BM&L-14 ottobre 2023
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La Società Nazionale
di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience,
è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data
16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica
e culturale non-profit.
[1] Note e Notizie 15-10-23 Notule.
[2] Note e Notizie 26-02-11 Destabilizzazione da cocaina del genoma cerebrale.
[3] L’interferenza con i meccanismi fisiologici della fame può, in alcuni casi e in alcune circostanze, determinare l’effetto paradosso dell’iperfagia.
[4] A questi ben noti effetti acuti si devono aggiungere quelli cronici, che si identificano con i sintomi del danno causato ai vari distretti dell’organismo: ipersomnìa/insonnia, letargia, fame insaziabile, riduzione dell’attenzione, aumentato rischio di ictus cerebrale; rinorrea, congestione nasale, disturbi della voce, dispnea, broncospasmo, asma, emottisi; dolori anginoidi, aumentato rischio di infarto del miocardio, aumentato rischio di morte in cardiopatici, febbre, eosinofilia; abrasione dentale; disturbi cutanei associati a prurito.
[5] Per rinforzo si intende lo speciale effetto di “stamp in” collegato al piacere ed evolutosi per amplificare, attraverso la ripetizione, i comportamenti che portano ad ottenere una ricompensa sessuale o alimentare. La proprietà di rinforzare associazioni apprese di sostanze impiegate compulsivamente ed in grado di causare dipendenza ed effetti tossici alle dosi efficaci (tossicodipendenza) si attribuisce prevalentemente all’attivazione dei neuroni dopaminergici dei sistemi mesocorticolimbici (“sistema a ricompensa”). Tali neuroni dall’area tegmentale ventrale del mesencefalo (VTA) proiettano ad aree corticali e limbiche implicate nell’elaborazione della motivazione, della compulsione e di risposte emotive. Fra queste aree sembra avere un ruolo particolarmente importante per il rinforzo il nucleo accumbens, che funge da interfaccia fra le regioni limbiche e corticali implicate nella motivazione, da un canto, e i circuiti motori importanti per l’esecuzione di comportamenti motivati. Il rinforzo causato dalle sostanze d’abuso è conseguenza di un’interferenza artificiale con sistemi naturali che si sono evoluti per 1. conservare la specie, attraverso meccanismi di amplificazione dei comportamenti che favoriscono la riproduzione, e 2. conservare l’individuo, mediante l’amplificazione dei comportamenti che favoriscono l’assunzione di cibo.
[6] Classe alla quale appartengono anche i derivati dell’amfetamina.
[7] In passato si riteneva la cocaina un inibitore della ricaptazione della sola dopamina, poi, numerosi esperimenti con topi knockout per gli altri trasportatori, hanno dimostrato l’importanza, per il rinforzo, dell’inibizione anche di SERT e NET (si ricorda che l’acronimo deriva dalla “E” di epinephrine, equivalente di adrenaline).
[8]
Note e Notizie 05-03-11 La
cocaina inverte le regole della plasticità sinaptica nella VTA.
[9] Note e Notizie 05-03-11 La cocaina in gravidanza altera la maturazione cerebrale dopo la nascita.
[10] L’esposizione che segue è tratta da un brano di una relazione tenuta in precedenza dal presidente della Società Nazionale di Neuroscienze (si veda in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte).
[11]
Note e Notizie 10-09-11 Amigdala più grande
nei figli di madri depresse.
[12] Per una sintetica descrizione anatomo-funzionale dell’amigdala si veda in Note e Notizie 18-12-10 Amigdala centrale quale sede della segnalazione delle omissioni e un brano di una relazione del presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, Giuseppe Perrella, in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte.
[13] Note e Notizie 15-01-11 Amigdala e rischio di essere predati cercando il cibo.
[14] V. anche: Note e Notizie 25-06-22 Amigdala umana e apprendimento associativo.